Rassegna stampa La Sirenetta

17 Dicembre 2018


DICONO DI NOI

DOPO NEXT 2015

Mario Bianchi – klp

“…Eco di fondo, uno dei gruppi più interessanti della nuova generazione teatrale lombarda, in “La Sirenetta” usa la metafora della sirena (curiosamente trattato a Next, in altro contesto, anche dal Teatro delle Moire) per parlare della forza inesausta di un essere umano per essere accettato dai simili per ciò che è. La nota e dolorosa vicenda di un ragazzo che, come altri, si è suicidato per la sua pretestuosa diversità, diventa poetica metafora di un atto di accusa verso una società bigotta e piena di pregiudizi. Giacomo Ferraù e Giulia Viana dirigono se stessi, con in scena anche Riccardo Buffonini e Libero Stelluti, in un progetto commosso e commovente, da cui fa capolino anche un pizzico di ironia che potrebbe dare ulteriore “pepe” ad uno dei più bei progetti visti quest’anno a Next…”

Tommaso Chimenti – Il fatto quotidiano

“…Chiudiamo con il commovente “La Sirenetta” del gruppo Eco di fondo sul sentirsi diversi (se vogliamo possiamo costruire un parallelismo con “Le lacrime della sirena” delle Moire), tra ironia soffice e dramma feroce, partendo dai casi di cronaca di adolescenti che si sono tolti la vita perché si ritenevano “sbagliati”, emarginati e non accettati, a scuola, a casa, dagli amici, a causa dell’essersi scoperti omosessuali; la sirena soffre per il suo essere a metà, relegata in fondo al mare, costretta ad un canto straziante.”

DOPO CAMPO TEATRALE, MAGGIO 2016

Mario Bianchi / KLP

“Lo spettacolo, in modo poetico e visivamente significativo, prende le mosse dallo spunto altamente inquietante che ha riempito le pagine dei giornali negli ultimi mesi: il suicidio di diversi adolescenti che, sentendosi esclusi dal mondo degli adulti, soprattutto dei genitori, per la scoperta della propria omosessualità non rispettata, e irrisi dai coetanei, decidono di togliersi la vita.

Per far questo “La Sirenetta” si ispira metaforicamente alla celebre omonima fiaba di Andersen, mettendo in scena la condizione di un adolescente che, per un gesto d’amore, rinuncia alla sua stessa essenza (la coda) nel disperato tentativo di essere amato.
La sua è infatti una coda che lo rende diverso dagli altri, che gli impedisce di camminare insieme a loro, che puzza e fa ribrezzo ai consimili, pretesi normali, e che gli concede di rimanere solo in un limbo acqueo, dove può essere felice, un po’ come all’inizio della vita, in cui tutti noi siamo uguali e indefiniti, senza distinzione di sesso e genere.

Lo spettacolo si muove nei meandri scivolosi di un tema che potrebbe sconfinare in un pietismo di maniera, annacquando una problematica che invece è di cocente attualità, dove la pretesa diversità sessuale non deve essere accettata o tollerata, ma recepita come parte integrante del mondo.

I vari passaggi emotivi del protagonista, che si riverberano su tutti gli attori, sono accompagnati da una voce fuori campo e da una teatralità che si avvale spesso delle ombre, della corporeità – esibita e nel contempo ritratta – degli attori, e di materiali trasparenti che rimandano a quell’acqua da cui “La Sirenetta” vuole ostinatamente uscire.

La gioia di vivere, la paura del giudizio altrui, i primi batticuori, la voglia stimolata dalla strega del mare (a cui presta la voce, amichevolmente, Arturo Cirillo) di confidarsi con qualcuno, la sofferta convinzione di dover per forza tacere nonché la risoluzione finale vengono espressi con leggerezza poetica, senza retorica alcuna.

Per far questo Eco di fondo utilizza in modo intelligente l’ironia, ponendo ad un certo punto al centro del dramma – perché di dramma alla fine si parla – i giocattoli del protagonista, e soprattutto una gustosissima Barbie, interpretata con bravura istrionesca da Riccardo Buffonini.

Si configura come un poetico e significante atto d’accusa verso una società bigotta e piena di pregiudizi, in un progetto commosso e commovente, dedicato, pur senza dare valutazioni di sorta, soprattutto a quegli adulti che, ancora e sempre, fanno finta di non capire che ciò che avviene sul palco li coinvolge, eccome, sino in fondo.”

Felix Ferrara / TEATRO D’INCHIOSTRO

“…In parallelo alla storia della sirena, inoltre, Eco di fondo sviluppa una storia d’amore scherzosamente fuori dagli schemi con un Ken che, in barba alla preconfezionata relazione con Barbie per la quale sarebbe stato fabbricato, finisce per innamorarsi di un orsacchiotto di pezza, generando così nella società dei giocattoli ogni sorta di reazione, dallo smarrimento, al panico, dal disgusto, allo sdegno, in una sorta di esilarante parodia (resa con brillantezza da un formidabile Riccardo Buffonini) di certi sterili dibattiti che si consumano spesso sul tema. Ed anche questa piccola storia, pur nei suoi toni grotteschi, contribuisce all’atmosfera amara dello spettacolo, chiudendosi con un Ken, che, messo alle strette, decide infine di rinunciare ai suoi sentimenti più autentici per ritornare al suo ruolo prestabilito, abbandonando così un costernato orsetto.

Sarebbero sufficienti queste considerazioni per apprezzare lo spettacolo, ma all’efficacia e alla bontà dei messaggi veicolati, si aggiungono capacità interpretative non comuni, una grande sensibilità nella scrittura scenica e infine una regia capace di incantare e di emozionare in ogni momento. Notevole l’uso delle sagome per la prima parte, utile non solo ai fini narrativi (un gioco d’ombre permette di dilatare la dimensione dei genitori rispetto al bambino), ma anche per dare un’impronta nostalgica a tutto il racconto. Sorprendente la resa dell’ambiente marino tramite semplici mezzi e di grande significato l’immagine dei sirenetti dai volti coperti, costretti a celare la propria sessualità, e, quindi, la propria identità. E di grande impatto, infine, la scena dalla strega del mare, in cui la rinuncia della propria voce, ovvero della verità sui propri sentimenti, è rappresentata come una violenza drammatica sulla propria persona.

Uno spettacolo poetico, emozionante e fortemente consigliato,…”

DOPO TEATRO ELFO PUCCINI, OTTOBRE 2016

DOPO TEATRO SAN TEODORO, 4/11/16

Greta Salvi / Il dito e la luna

Questa è una storia che parla di morte e di vita. È una storia delicata e feroce, come sanno essere le fiabe.

Giulia Telli / PAC

“La compagnia Eco di fondo, senza presunzione di morale alcuna, lascia allo spettatore la libertà o meno di raccogliere l’invito alla riflessione.”

Dalila Lattanzi / BIBAZZ

“…Siamo tutti immersi nello stesso acquario in cui si muovono i protagonisti (al plurale, chè le storie sono di uno e di tanti, in fondo), anche grazie alla scenografia, essenziale ma di notevole effetto.
Restiamo senza fiato, a tratti, e poi torniamo a respirare. Rinati.”

20170112_corriere alto adige

Intervista a Giulia Viana del 17 maggio 2017

Claudio Scaccabarozzi/La Provincia di Lecco

PERSONALE AL TEATRO ELFO PUCCINI, FEBBRAIO 2018

Claudia Cannella/Il Corriere della Sera Milano