dalla commedia di Dario Fo e Franca Rame
regia Giacomo Ferraù
con Andrea Pinna e Giulia Viana
scene e costumi Paola Tintinelli
luci Giuliano Almerighi
produzione Eco di Fondo
LO SPETTACOLO
Le grottesche vicende di una coppia di coniugi, Antonia e suo marito, che decidono di sperimentare la formula della “coppia aperta” per risolvere i problemi della loro relazione.
Ma la “coppia aperta”, che è in definitiva un’invenzione del marito per giustificare le sue infedeltà, ha i suoi svantaggi:
“ Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, dev’essere aperta da una parte sola: quella del maschio! Perchè se la coppia aperta è “aperta” da tutte e due le parti… ci sono le correnti d’aria! ”
Un’acuta e divertita riflessione sui problemi della coppia.
Uno dei testi più celebri della formidabile coppia Fo-Rame pubblicata nel 1983, ancora attualissima e sorprendente.
La nostra Antonia è una donna sui trentanni.
Il proscenio è una zona di riflessione dove la nostra protagonista analizza la sua vita, come se fosse in una seduta psicoanalitica, in una dimensione intima e privata, in una confessione sofferta ma al tempo stesso ironica.
Essa focalizza la sua attenzione intorno ad un grande sospetto: la fedeltà di suo marito e a come lei, per liberarsi da questo pensiero, possa fare a costruirsi una vita in autonomia.
La scena, invece, è lo spazio mentale di Antonia, in cui l’immaginario da lei evocato nei suoi racconti, prende vita e si concretizza, a volte come un sogno, a volte come un incubo e l’attira a sé.
Lì incontra suo marito Pino, e tutte le sue età e le fasi della vita diventano così fasi della scena, ora grottesche, ora romantiche, ora drammatiche.
Lo spettatore è accompagnato in un viaggio attraverso le vicissitudini di una relazione, una come tante, dalla soffitta della nonna, attraverso i banchi di scuola, l’altare del matrimonio, nel percorso di una storia sentimentale, con tutte le difficoltà che una coppia può affrontare (la noia, la dipendenza, la nostalgia della libertà,…)
Le scene di Paola Tintinelli, costituite da lavagne giganti, su cui gli attori disegnano come in un gioco dai calendari che scorrono ai mobili di casa, dai fiori che appassiscono con gli anni a bambole voudou vendicative, tracciano con semplicità ed efficacia bianco su nero, i segni di una convivenza.
LUOGHI CHE CI HANNO OSPITATO
- Teatro Civico di Oleggio, 2011
- Circolo ARCI “la Scighera”, Milano
- Torre dell’acquedotto, Cusano Milanino
- Spazio Il Cubo, Torino