Eco Di Fondo_Antigone_Scheda TecnicaProduzione Eco di fondo
Con il sostegno del MiBAC e del progetto NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo – Edizione 2019/2020
Spettacolo inserito nel progetto “ECOMPLEANNO! – 10 anni di teatro etico” – con il sostegno del Comune di Milano
con il patrocinio di Amnesty International Italia
drammaturgia Giacomo Ferraù e Giulia Viana
regia Giacomo Ferraù
con Edoardo Barbone, Enzo Curcurù, Giacomo Ferraù, Ilaria Longo, Giulia Viana
regista collaboratore Libero Stelluti – assistenti alla regia Giacomo Nappini, Alessandro Savarese, Daniele Vagnozzi
realizzazione scene e disegno luci Giuliano Almerighi – movimenti scenici Riccardo Olivier
paesaggi sonori Gianluca Agostini – consulenza drammaturgica Carlo Guasconi – organizzazione e distribuzione Elisa Binda
ringraziamenti Teatro Club di Udine, Campo Teatrale e Teatro Elfo Puccini di Milano per l’ospitalità
LO SPETTACOLO
“Antigone” è la riflessione più lucida e profonda che sia mai stata scritta sul conflitto tra la legge privata dell’anima e la legge inamovibile dello stato.
Si racconta che alle porte di Tebe si siano scontrati e abbiano perso la vita, uccidendosi l’un l’altro, Eteocle – il buono, il giusto – e Polinice – il reietto, l’ultimo -, questo è quello che raccontano ad Antigone. Ed è per questo che Polinice sarà condannato a rimanere insepolto, alla mercé degli sciacalli, delle bestie feroci.
Ma quando la sorella si reca sul luogo della tragedia trova un solo corpo esanime, martoriato. Guardandolo, in quel momento, capisce che lei stessa diventerà Antigone. Osserva quel corpo e sa che Eteocle e Polinice sono le due facce della stessa medaglia, dello stesso fratello, amato e criticato, redarguito, allontanato e poi rincorso di nuovo. Antigone attacca Creonte alla luce del sole, mette in dubbio la sua parola e per questo è condannata ad una tomba. Creonte alza intorno a lei muri di silenzio, un abisso che la isola per limitarne l’azione.
Ora: tutti sappiamo che Antigone non uscirà mai da quella tomba, ma se la nostra Antigone riuscisse un’ultima volta ad alzare la testa? Se fosse in grado di sollevarsi dal suolo e puntare il dito verso Creonte, un Creonte senza volto, quasi inafferrabile, al quale non può che continuare ostinatamente a chiedere giustizia? Cosa significa svegliarsi e ritrovarsi Antigone?
Le Antigoni di ogni tempo e di ogni luogo sono donne che si sono battute per aprire la strada ad altre Antigoni. Donne che hanno cercato la verità sfidando il sistema, forse per un senso innato di giustizia, forse per amore di un fratello tanto inafferrabile nella vita, quanto presente nella sua assenza. Forse perché Antigone non si nasce, ma ci si scopre lottando.
Un’Antigone ispirata alla figura di Ilaria Cucchi.